Ieri, venerdì 7 maggio 2021, tanti monfortesi hanno visto su Raitre l’ottimo documentario ”LA BUONA VITA” di Eugenio Manghi arricchito dai ritmi del gruppo etno folk “I Malanova”. Il passaggio sulla Katabba è stato sicuramente il più importante del documentatario e sono certo sia servito a farla conoscere e apprezzare da un vasto pubblico in tutt’Italia.
Sono in grado di riassumere i tanti passi che hanno portato a questo importate avvenimento poiché sto riflettendo su quanto ha seminato la mia amata moglie, ANNA CARLINI, per il mio paese natale, Monforte San Giorgio, a partire dall’impegno per la biblioteca comunale.
Per arricchire questa ha portato da Roma numerosi libri del filosofo prof Guido Calogero su incarico della moglie, Maria Comandini. Con quei libri intendeva portare a Monforte, con l’umiltà che la caratterizzava, non dei semplici fogli stampati, bensì delle idee, dei modi di vivere perché fossero proposti alla popolazione. Come molti sanno Guido Calogero metteva in primo piano il bene comune. Si era opposto al regime fascista che, poi, lo aveva perseguitato privandolo della cattedra universitaria, dello stipendio, mandandolo al confino. La biblioteca comunale per questo è stata intitolata proprio a Guido Calogero. Alcuni di questi libri portati da Roma sono stati poi ceduti dal comune in comodato d’uso all’ing. Nino Barberi che ha potuto così costituire in contrada Trinità, avvalendosi di finanziamenti europei, un centro culturale intitolato ai proff. Giorgio e Guido Calogero, tuttora attivo.
Tra questi semi sparsi da Anna c’è anche quello della Katabba di cui ora stiamo vedendo la fioritura. Senza la sua opera non ci sarebbe stato il recente documentario su Rai 3.
Per rendersene conto dobbiamo risalire al lontano 1986 quando Anna mi ha incitato a ricostruire la storia di Monforte nel Medioevo aiutandomi decisamente nella stesura. Confesso che allora, nonostante fossi cresciuto a Monforte, non sapevo nulla del significato di questo concerto, tanto che le mie zie suor Maria e Gina Gullo hanno dovuto ripertermi più volte le varie fasi di esso e precisarmi che era eseguito da due persone e che gli strumenti erano un tamburo e le campane.
Anna ha immediatamente rilevato l’importante significato e le grandi potenzialità simboliche e identitarie di questa antica tradizione musicale. Il nostro compito è stato poi quello di dare consistenza storica a questo piacevole, ingegnoso concerto. Il libro da me firmato fu pubblicato nel 1987 col titolo “Monforte San Giorgio e il suo territorio nel Medioevo”. Alle pagine 53, 54, 55 riporta quanto riferito dalle suddette suor Maria e Gina Gullo che però conoscevano questa esecuzione col nome di “tammurinata e campanata di Sant’Agata”.
Ma altri Gullo e precisamente Antonietta e Benito, rispettivamente mamma e zio dello storico monfortese Peppino Ardizzone la conoscevano col più suggestivo nome di Katabba e con questo nome si è poi affermata. Chi ha dato un impulso alla sua divulgazione è stato il giornalista catanese Giancarlo Santi che frequentando il ristorante “la Tana” del Sig. Nicolino Cannistrà ne era venuto a conoscenza. Questi nel 1992 ne ha parlato in un libro dedicato a Sant’Agata. In quest’occasione Santi, dopo aver citato il mio libro, ha scritto “Ciò che rappresenta la Katabba è tuttora sconosciuto a molte persone tant’è vero che, come ci è stato riferito, solo di recente i due esecutori hanno appreso che ciò che suonavano riproduce il passo del cammello, il rumore delle armi e così via”.
L’anno successivo (1993) lo storico monfortese Peppino Ardizzone ha pubblicato la prima edizione di un bel volume dedicato proprio alla Katabba.
Ma dobbiamo attendere il 2009 per avere le prime giornate medievali e il Gran Corteo storico che ha fatto decisamente conoscere la Katabba oltre i confini dell’Isola. Ricordo che “Sorrisi e Canzoni” mi ha chiesto una foto della manifestazione che mi è stata fornita da Enzo Spurio ed è stata pubblicata sul settimanale con un commento promozionale. Dobbiamo essere grati per questa questa festa medievale allo spirito imprenditoriale, all’intuito e alle capacità organizzative del dott. Michele Recupero che aveva maturato esperienze simili a Montalbano di Elicona.
Nello stesso anno la Cyber Community ha premiato Recupero per questa innovativa iniziativa. Successivamente la responsabilità della manifestazione è passata alla maestra Rosa Midili Formica e al Presidente dell’Associazione Katabba, Dino Visalli. Per essersi fatti carico di tale importante manifestazione sono stati entrambi premiati con un “Premio Speciale” nel corso del “Premio San Giorgio” del 2016.
Nel 2010 il gruppo di musica etnica siciliana “I Malanova” ha dedicato alla Katabba la bella e originale canzone folk che abbiamo apprezzato nel documentario e che ispirato al regista la realizzazione del documentario.
Un altro mio contributo si è avuto nel 2015 quando, con l’aiuto e l’incoraggiamento di Anna, ho scritto un articolo, dedicato al giornalista e intellettuale monfortese Santo Coiro dal titolo “Il borgo arabo di Monforte San Giorgio”. Si trova anche online e rappresenta un ulteriore apporto alla verità storica della Katabba.
Diceva il parroco di San Pio X di Udine don Tarcisio Bordignon: “Anna Carlini ha seminato bene”. Anche la storia della Katabba lo dimostra. Senza il seme da lei sparso non avremmo avuto questa fioritura.
La Katabba diventa ora un elemento identitario non solo di Monforte, ma di tutta la Sicilia, simbolo di Libertà, Rinascita, Nuova vita. In questo momento abbiamo veramente bisogno di tutto questo.
Guglielmo Scoglio