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INTERVISTA  A UN MONFORTESE IDEALE (MA NON TROPPO!)

( a cura della Cyber Community)

 

Stiamo uscendo finalmente da un’emergenza sanitaria, un periodo di grande paura, ma anche di profonda riflessione. Ora c’è voglia di ripresa su basi nuove. È dai periodi più critici che nascono nuove strategie, nuove iniziative. Noi della Cyber siamo stati particolarmente pungolati da una frase contenuta nel piano elaborato sotto la guida di Vittorio Colao: in Italia ci sono aree e borghi di grande valore storico non adeguatamente valorizzati. Abbiamo pensato che questa valutazione riguardi anche Monforte San Giorgio. Per avere qualche ulteriore spunto di riflessione abbiamo immaginato un’intervista a un “monfortese ideale”, sentendo intellettuali, funzionari dello Stato, professionisti, giuristi, autori di pubblicazioni, persone di vasta cultura sullo stato e sui possibili destini del nostro Paese. Tra essi anche persone insignite del “Premio San Giorgio”, ma soprattutto tanti monfortesi capaci, disponibili e generosi. Ecco la sintesi.

 

 

Monforte San Giorgio, per me, è molto più di un Paese. Fin da bambino, il mio rifugio, il luogo degli affetti familiari, delle amicizie vere. Le mie radici autentiche, insomma. Questo senso di appartenenza mi consente di dichiararmi orgogliosamente siciliano, anzi monfortese! Viene difficile, allora, rispondere a questa domanda, dovendo il giudizio umano fare i conti con l’affetto autentico da una parte e la razionalità dall’altra. Diciamo subito che non ci è mai piaciuto certo astio, l'odio e la sterile competizione che sono espressione dei vuoti egocentrismi. Non interessa quindi entrare, anche solo inconsapevolmente, in eventuali polemiche o vuote contese politiche. Sulla base della conoscenza dei fatti e per essere costruttivi, vanno preferiti la logica di un dialogo pacato, ma serrato e sincero e un metodo autenticamente democratico. Il Paese ha innanzitutto bisogno di molto lavoro e di maggiore coesione sociale se si vuole uscire dalle attuali secche. Il problema di fondo di Monforte e di tutti i centri collinari e montani, infatti, è quello di trovare e/o inventarsi il sistema per non scomparire!

 

 

Occorre pensare insieme a una prospettiva di rilancio economico, che può essere impostata avendo una visione culturalmente ampia, da perseguire coerentemente, uscendo dall’isolamento, pensando che ci collochiamo in un popoloso hinterland col quale dobbiamo intelligentemente interagire e fare sistema. Si ritrovi, allora, senza tatticismi e nei modi previsti dall’ordinamento, la pienezza di un corretto dialogo democratico cui invitare a partecipare, nel rispetto delle regole e senza pregiudiziali, tutte le componenti sociali e le persone di buona volontà.

 

 

Pur non avendo speciali competenze contabili, sono convinto che per risolvere qualsiasi problema occorra analizzarne le cause, metterne a fuoco con esattezza le dimensioni (che spesso possono essere sottostimate anche solo per errore), individuare i rimedi, stendere, con metodo democratico, un progetto il più possibile condiviso e attuarlo con coerenza. Questo vale anche per il ripianamento di un debito (finora quantificato nella consistente somma di 2.400.991,88 euro) che ormai è oggettivamente un macigno sul presente e sul futuro dei monfortesi. La procedura alternativa al dissesto alla quale si sta tentando di accedere vincolerà comunque il Paese ad anni di forti sacrifici. Con serenità, tuttavia, v’è da considerare come l’analisi e gli interventi richiesti non possano evitare la pur dolorosa strada di una puntuale ricerca delle responsabilità: esclusa ogni forma di fazioso pretesto, questa deve essere un’imprescindibile strada di Verità storica. Attingerei, poi, all’esperienza e alle buone prassi di comuni che, in Sicilia o in altre regioni, sono riusciti a ripianare il loro deficit. Per il resto, oltre alla riorganizzazione, al potenziamento e alla piena digitalizzazione della “macchina comunale”, con una riconsiderazione dell’effettiva e piena attuazione degli strumenti di finanza ordinaria, v’è da immaginare una task force per la sistematica e autonoma individuazione di fondi europei, nazionali e regionali - in Sicilia quasi tutti inutilizzati - ai quali attingere per la promozione e realizzazione di restauri, infrastrutture e progetti, utili e di largo respiro, a favore dello sviluppo del territorio. Liberandosi da chi i progetti li propone “prefabbricati e fatti in serie”, l’utilità di progetti “su misura” per il Paese aumenterebbe esponenzialmente i benefici concreti per i suoi cittadini, anche in termini di risparmio e di entrate comunali.

 

 

Occorre migliorare la comunicazione, la promozione delle buone idee, il dibattito civile sui fatti e sulle questioni concrete e politicamente rilevanti e, soprattutto, la valorizzazione delle persone meritevoli e delle risorse monfortesi. È la strada intrapresa ormai molti anni fa dalla nostra Cyber community e che in questi giorni, con i suggerimenti offerti circa l’organizzazione della stagione balneare a Monforte Marina e, di seguito, riportando la cronaca su questioni come l’impianto di compostaggio, il problema degli animali vaganti e lo stato del Comune di Monforte abbiamo contribuito a mantenere aperta. Certo, la responsabilità delle risposte istituzionali resta solo dell’Amministrazione comunale, ma da inguaribili ottimisti vogliamo credere che “lassù qualcuno (alla fine) ci legga” e possa avvalersi di idee, segnalazioni e proposte per dare risposte.

 

 

Resilienza. In questo che possiamo definire annus horribilis, pensiamo sia la parola d’ordine giusta. Capacità di resistere ai colpi della sorte e non solo. Questa edizione potrebbe essere una serata a tema sulla resilienza monfortese, premiando chi nel territorio di Monforte, magari in condizioni più disagiate (penso alle zone montane, ad esempio), da più tempo ha stabilito ed effettivamente continua a mantenere attiva un’impresa o un’attività professionale. Quelli che nel Paese tengono duro, insomma, quelli che non abbandonano o delocalizzano, in vista del miraggio di più facili guadagni, ma con amore per Monforte e impegno danno linfa vitale al territorio. Menzione speciale per le piccole botteghe, quelle che in tempi di COVID i monfortesi hanno apprezzato, ma che negli anni passati hanno resistito eroicamente alla concorrenza spietata dei grandi “Centri commerciali”. Come pure è essenziale che si continuino a premiare i nostri studenti più meritevoli, quelli che con sacrifici hanno conseguito prestigiosi traguardi, magari dovendosi sobbarcare a mesi di dolorosa distanza dalla famiglia a causa del lock down. Il tutto meriterebbe, però, una maggiore pubblicizzazione, proprio perché simbolo di un’Italia dei borghi, di un Meridione che resiste.

 

 

 

Si percepisce, in effetti, la carenza di una strategia nelle iniziative e di coordinamento con la filiera del turismo regionale e provinciale. Anche la Regione potrebbe fare di più. La carenza di fondi, dovuta alla critica situazione finanziaria del Comune, può costituire un freno ma non una giustificazione per l’inazione. Flussi spontanei di ciclisti, di motociclisti, di fuoristradisti dovrebbero indicarci, ad esempio, che esistono potenzialità ambientali del territorio che, con poca spesa, potrebbero essere meglio valorizzate, coinvolgendo chi sul territorio vive. In particolare, mi sembra che potrebbe essere esaltato il valore dei “saperi” che Monforte ancora custodisce (artigianali, culinari, di cultura popolare, ecc.), con il coinvolgimento dei monfortesi in toto, avendo visto quali successi riscuotano i nostri paesani quando mettono in campo la loro ospitalità e le loro stesse case. L’offerta turistico-culturale, dunque, potrebbe essere oggetto di maggiore considerazione, con iniziative di privati ma pure rivitalizzando quei contatti interni e internazionali che la Cyber community aveva contribuito a lanciare negli scorsi anni. La tanto negletta agricoltura, inoltre, potrebbe tornare a dare delle soddisfazioni se, attingendo alla memoria degli anziani e alle competenze di esperti, riuscissimo a riscoprire e qualificare le eccellenze del territorio. Anche la risorsa marina, per vero, potrebbe essere meglio gestita (e in questo periodo di COVID mi attendo che il nostro Comune ponga in essere delle iniziative, attingendo ai fondi pubblici, per far fronte alle esigenze di distanziamento). A proposito di mare, cittadini riuniti in Comitato hanno espresso forti perplessità sull’ipotesi di progetto di un grande centro di compostaggio in prossimità della spiaggia di Monforte Marina e nelle vicinanze di quell’abitato: si rischia, sia pur con le migliori intenzioni, di infliggere una nuova, insanabile ferita al nostro già martoriato territorio.

 

 

L’ospitalità e la generosa solidarietà monfortesi sono proverbiali. Osserviamo, però, che l’omesso collegamento della rete in fibra, pur stesa tra tanti disagi negli anni scorsi e che più di qualche cicatrice ha lasciato per le vie, penalizza lo sviluppo del nostro Paese. Dopo la difficile prova di questi mesi di pandemia, il “telelavoro” (espressione da preferirsi a smart working) è diventato una necessità e anche una nuova opportunità per piccoli Paesi: per i cittadini e i “nuovi abitanti” in cerca di una più elevata qualità della vita la connettività è un servizio essenziale. Monforte, insomma, deve prepararsi ad accogliere: tutte le strade devono essere ben pulite; l’illuminazione deve essere uniformata, resa meno invasiva e progressivamente razionalizzata (anche per costare meno!); l’intrico di cavi delle varie aziende di servizi dovrebbe essere progressivamente interrato, liberando il cielo; la manutenzione dei beni privati di rilievo storico-culturale dovrebbe essere incentivata; i servizi di trasporto pubblico dovrebbero essere incrementati e diversificati. Per far ciò occorre un’Amministrazione attiva e una macchina comunale efficiente e organizzata, con uffici che siano in grado di ben tradurre gli indirizzi politici, assicurare servizi efficienti e presidiare il territorio.

 

8) Per quanto riguarda la tutela del nostro patrimonio storico artistico abbiamo visto che sono stati ottenuti fondi. Anche consistenti. Però ci sono beni privati (Chiesa di Bonerba, Sede Società operaia, parte monumentale del cimitero) che attendono da troppo tempo un intervento. Cosa fare?

Siamo tutti molto felici che siano stati trovati fondi per la manutenzione di taluni dei beni comunali ai quali tanto teniamo. Speriamo che siano ben spesi e che i lavori siano eseguiti presto, bene e sotto il controllo di “nostri tecnici”. Seguiamo, con particolare trepidazione, l’ultimazione dei lavori di manutenzione della Chiesa di Sant’Agata e vogliamo restare persuasi che essi siano stati realizzati a regola d’arte. Tutti i nostri beni storici e architettonici devono essere valorizzati e funzionalmente inseriti in un ampio progetto di utilizzo finalizzato a restituire dignità culturale (e ossigeno economico!) al nostro Paese. Per la valorizzazione e gestione dei beni e delle risorse naturali e artistico-culturali v’è da auspicare che Monforte possa avvalersi più largamente delle risorse professionali e imprenditoriali a disposizione nel suo territorio, quelle dei residenti, delle persone che nel Paese vivono e che in esso credono. Quelli che, alla fine, restano nel Paese con la loro faccia. Per quanto riguarda quei beni culturali, artistici e storici di proprietà privata da troppi anni lasciati in decadenza, però, occorre essere fermi se non vogliamo perderli irrimediabilmente: informata la competente Soprintendenza, invitati i proprietari a provvedere e persistendo l’inerzia, va promosso il ripristino “forzoso” da parte dei titolari (ove ne ricorrano le condizioni) o l’esproprio “nummo uno” e il recupero con fondi europei o statali. Un pungolo all’azione di tutte le molte Istituzioni e Aziende coinvolte nella tutela dei nostri beni potrebbe venire, oltre che dalla nostra Cyber community (che ha il ruolo di tribuna dell’informazione e delle idee), da una Pro loco vigile e da un’attiva Sezione monfortese di una delle molte, serie realtà associative nazionali per la promozione dell’arte e del territorio. La differenza, anche in questo caso, non è nelle sigle ma nella volontà, capacità, laboriosità e onestà degli uomini che le incarnano.

 

21 giugno 2020